ELFRIEDE JELINEK

ELFIREDE JELINEK
LE AMANTI
FRASSINELLI,2004
traduzione VALERIA BAZZICALUPO
PAGG. 178

Nessuna scrittrice in quella che viene definita società post moderna è mai riuscita a rendere così bene la sorte-destino delle donne quanto Elfriede Jelinek; nella sua scrittura prosa, ritmo e racconto si fondono in un nucleo duro e impietoso, non c’è scampo per nessuno dei personaggi siano essi maschili o femminili.

A Elfriede Jelinek, scrittrice austriaca femminista e comunista fu dato il premio Nobel per la letteratura nel 2004 con la seguente motivazione
“per il flusso melodico di voci e controvoci in romanzi e testi teatrali, che con estremo gusto linguistico rivelano l’assurdità dei cliché sociali e il loro potere”

Horace Engdhal, critico letterario e accademico svedese, ha dichiarato:
«È forse una delle poche scrittrici che in un senso progredito si è impadronita dei simboli e dei miti della cultura di massa, film, pubblicità, soap opera e fumetti, l’intera industria dell’intrattenimento».

Sfondo delle sue storie è sempre l’Austria di cui mette in luce il contrasto tra il paesaggio da cartolina illustrata e la realtà quotidiana di una società che nasconde con abilità un Paese violento, discriminatorio nei confronti dei diversi, con classi sociali ben definite ed eccezionalmente brutale con le donne.

“se qualcuno ha un destino, è un uomo, se qualcuno riceve un destino, è una donna” si legge nelle prime pagine del libro, non è certo un pensiero nuovo neppure originale, ma applicato ad un Paese occidentale con un’alta qualità della vita, noto per l’eccellenza della sua politica ambientale e in politica estera è uno dei sei paesi europei che hanno dichiarato la neutralità permanente e uno dei pochi paesi al mondo che include il concetto di neutralità eterna nella sua costituzione, è come minimo inquietante.

A torto è stata ritenuta una scrittrice erotica o sensuale, niente delle sue descrizione dei rapporti fisici tra uomini e donne è più lontano dall’erotismo: il sesso è merce di scambio, prevaricazione, brutalità e le donne la subiscono come male inevitabile al quale non riescono a ribellarsi né sembrano volerlo.
Non c’è pietà per i personaggi, vittime e aguzzini sono inchiodati a ruoli stereotipati, marionette che seguono uno schema sicuro per perseguire uno scopo d’infelicità che appare anch’esso inevitabile.

Le storie che Jelinek racconta non hanno possibilità di riscatto, il linguaggio che usa è sgradevole, ma la scrittrice ha la capacità di colpire il centro della sensibilità di lettrici e lettori, che non saranno più capaci di vedere una qualsiasi relazione ad una sola dimensione.

Nei suoi libri, l’amore è sempre e solo una relazione di potere che descrive con un’ ironia feroce, ma mai cinica: l’odio è il motore della relazione madri-figlie e tra donne, odio che scaturisce dal continuo svilimento delle donne da parte degli uomini e di una società fortemente maschilista.
“le donne non scoprono nulla in comune fra loro, solo differenze” (…) “la prima pietra viene posta già a scuola”.

La donna non è solamente merce di consumo è il target d’eccellenza per il consumo di merci che tendono a reificarla e umiliarla: la mercanzia che viene proposta e venduta loro pretende in cambio non solo denaro ma anche l’abdicazione ad accettarsi, per essere desiderabili devono apparire diverse per compiacere un immaginario maschile che non le vuole per come sono.

“Le amanti” descrive due coppie, le relazioni tra loro e quelle con il piccolo mondo che conoscono, quello familiare e quello più “grande” della pubblicità e televisione, a cui si rapportano quali unici modelli onnipresenti per individui incapaci di distinguere il livello di realtà da quello fantasticato.
“che cosa vien fuori quando ci si immagina qualcosa che nella realtà non esiste? giusto: da questa costellazione infausta nascono dei sogni tutte le donne (…) sognano l’amore”

Non sono cattivi i personaggi che Jelinek mette in scena, peggio, sono indifferenti.
Riassumere il testo lo renderebbe banale, cosa che il romanzo non è, ogni parola dell’autrice (tradotta magnificamente) è fondamentale per comprendere il tutto, il come e il perché l’esistenza di tante persone riesce a diventare l’ inferno che hanno perseguito e desiderato.

6 commenti

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6 risposte a “ELFRIEDE JELINEK

  1. wolfghost

    Accidenti… “impietoso” è la parola giusta! 😉 Io non credo che le cose stiano così, non come qualche decennio fa almeno. Credo che oggi, se vuole, una donna è in grado davvero di emanciparsi, anche se certamente non è facile. Deve però accorgersi delle sottili pressioni a cui è sottoposta, ovvero ad un modello di donna ancora troppo legato a vecchi stereotipi che ormai non hanno più senso di esistere.
    Ah… ben ritrovata! 🙂
    http://www.wolfghost.com

  2. khinna

    me o commento da sola. Sì il libro è per certi versi indigesto, per altri così illuminante e luminoso da lasciare a bocca aperta :0, proprio così, il post avrebbe potuto essere fatto meglio però

  3. Il post è fatto benissimo, sei riuscita a condensare tutti gli aspetti fondamentali del libro usando la giusta di dose di parole e di emozioni. In particolare l’ultima frase mi sembra molto importante, forse perché una delle caratteristiche dell’umanità che mi ha sempre colpito è quella di crearsi il proprio inferno personale ed entrarci senza neanche bisogno di spinte. Per la donna in particolare quest’immagine diviene ancora più grottesca perché all’inizio, essendo reticente, è stata indotta a credere che quello fosse il suo destino inevitabile, la sua condizione naturale, volontà divina addirittura, finché, ad un certo punto della storia non ci ha creduto anche lei, divenendo sostenitrice di un sistema che le si avventa contro, vittima e carnefice di se stessa…
    un abbraccio

  4. Sed

    Oh eccoti qua ( che piacere!) ora mi tocca recuperare gli arretrati.
    Tutto bene?

    • sì, tutto bene, tranne che perdo regolarmente la pass di wordpress…, e pigrizia, pigrizia pigrizia.Da recuperare hai pochissimo, perché leggo e leggo, ma non posto o meglio inizio e basta.
      Se solo avessi tenuto i post di splender avrei potuto rifarli o usarli per tappare qualche buco, ma sempre la pigrizia e la smania di cancellare quel che scrivo 😉

  5. Scusa wolf, sono talmente poco abituata a wordpress che non mi ricordo che i commenti restano in sospeso…
    Credo che non sia solo un problema di volontà, per quanto riguarda l’emancipazione e poi l’emancipazione cos’è? Dovrebbe essere la possibilità di vivere in un contesto sociale che tratta donne e uomini sullo stesso piano, ma quando guardi la pubblicità noterai che funziona a stereotipi duri a morire; non c’è niente come la pubblicità che dà il polso di una situazione sociale, in questo caso “come le donne sono-devono essere percepite-recepite”.
    Le pressioni sono sottili, ma pesanti, lo vedo in mia nipote che ha 18 anni ed è vissuta in pieno clima televisivo berlusconiano, i danni prodotti non sono pochi soprattutto per una ragazza che diventerà una donna.
    grazie per il bentornata, spero di esserci di più
    un abbraccio virtuale
    khinna

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